
Le notizie che arrivano dall’INPS sono allarmanti: l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale italiano ha un buco da 61 miliardi, una cifra mai raggiunta prima. Le cause sono molteplici, evidenti e correlate tra loro: l’età media in Italia è in costante crescita, le famiglie fanno sempre meno figli e questo costringe il Paese ad un costante alzamento dell’età pensionabile ed a un aumento delle tasse per la copertura degli ammanchi che si creano.
La soglia critica calcolata per garantire la copertura della spesa pensionistica da parte dei contribuenti lavoratori rispetto ai pensionati è un rapporto dell’1,5 (ossia, il Paese deve avere almeno 1,5 lavoratori per ogni anziano): attualmente l’Italia è al 1,4 e si prevede che scenderà a 1,3 entro il 2030. Inoltre, bisogna considerare che l’INPS non si limita a pagare i contributi pensionistici, ma si occupa anche delle pensioni di invalidità, pensioni assistenziali, assistenza al reddito (ad esempio il reddito di inclusione), contributi di maternità.
Le conseguenze della crisi INPS
Si tratta di una situazione che costringe lo Stato, ogni anno, a coprire le spese dell’INPS, che, per le ragioni sopra esposte, spende più di quello che incassa. Nel 2024, è previsto un aumento della spesa pubblica per la copertura dell’ammanco dell’INPS pari ad altri 24 miliardi. Una cifra allarmante, se si pensa che già adesso il 23% delle tasse pagate dai contribuenti italiani è destinato alla previdenza, una percentuale che in realtà è destinata ad aumentare ulteriormente dal momento che lo Stato è ogni anno costretto a coprire un ammanco che continua inesorabilmente a crescere. Gli anziani aumentano, i giovani diminuiscono, la spesa pensionistica lievita, e non sembrano esistere soluzioni capaci di fermare questo trend. Lo scenario futuro non è quindi affatto roseo.
La necessità di Previdenza Privata
Di conseguenza, sempre più spesso si inizia a parlare in Italia della necessità di creare forme previdenziali private come alternativa alla contribuzione pubblica; tuttavia, ciò non è sempre possibile perché i risparmi medi dei cittadini italiani non sono abbastanza alti da poter permettere una simile soluzione. Non si tratta, tuttavia, di una semplice conseguenza inevitabile, contro la quale non è possibile apportare correttivi. L’aumento dell’età media è un fattore determinante nel cagionare questo ammanco, ed anzi, proprio per questo, sarebbe doveroso per lo Stato migliorare la propria pianificazione patrimoniale, al fine di correggere o quantomeno limitare questa tendenza. L’Italia da decenni ormai mira ad adottare strategie di breve respiro che si dimostrano dei meri palliativi e mai delle cure, col risultato che ci si limita a spostare più avanti il problema, per poi ritrovarlo più grave di prima.
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In Conclusione: la lezione della Norvegia
Esistono Stati che hanno saputo ideare soluzioni capaci di invertire questo tipo di trend, in modo tutto sommato abbastanza semplice. Ci viene in aiuto l’esempio della Norvegia, che ha da tempo costituito un fondo sovrano nel quale vengono investiti i profitti statali. Un fondo che, nel 2023, ha fruttato l’11,07%, che nel 2024 sta registrando il 9% e che negli ultimi 15 anni ha registrato un +8,24% di performance. Il risultato è che il suddetto fondo è passato dagli iniziali 23 miliardi di dollari agli attuali 1152 miliardi.
Profitti che, chiaramente, possono poi essere reinvestiti per coprire gli eventuali ammanchi della spesa pubblica come appunto le contribuzioni, evitando così sia la necessità di aumentare l’età pensionabile che l’onere di coprire i buchi del sistema pensionistico attraverso un inevitabile aggravamento della tassazione.
La lungimiranza del governo norvegese dovrebbe dimostrare come uno Stato, esattamente come qualunque azienda o imprenditore, debba mettere al primo posto delle sue priorità la pianificazione economica e patrimoniale, la diversificazione e la necessità di adottare soluzioni per risolvere i problemi, anziché limitarsi a cercare di non farli aggravare. Un’impostazione strategica che vale per privati, imprenditori e anche per gli Stati.
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