Exit Tax: la Guida alla tassa di espatrio in diversi Paesi

L’exit tax, definita anche come tassa di espatrio o tassa di emigrazione, è un’imposta sui redditi delle persone che cessano di essere fiscalmente residenti in un Paese. Essa si applica sulle plusvalenze realizzate in occasione del trasferimento all’estero attribuibili al periodo in cui il contribuente era residente fiscale nel Paese in questione.

In questo articolo esploriamo come le diverse nazioni gestiscono questa tassa e quali sono le implicazioni per chi decide di trasferirsi all’estero.

La tassa di espatrio nei diversi Paesi​

Nella maggior parte dei casi, l’imposta di espatrio viene calcolata al momento del cambio di domicilio o di residenza abituale; invece negli Stati Uniti e in Eritrea, unici Paesi a tassare sostanzialmente i propri cittadini d’oltremare, l’imposta viene applicata al momento della rinuncia alla cittadinanza, oltre a tutte le tasse precedentemente pagate.

Altri Paesi ancora come l’Australia e il Canada applicano una “tassa di cessione presunta” che in sostanza è una tassa di uscita.

Australia

La “cessione presunta" si verifica quando qualcuno smette di essere residente in Australia. Ai fini fiscali, è applicabile l’imposta sulle plusvalenze (CGT) sul valore di mercato dei beni che non sono generalmente proprietà australiane imponibili, e che verranno fittiziamente considerati come ceduti.

Canada

Il Canada impone una "tassa di partenza" a coloro che cessano di essere residenti fiscalmente in Canada. La tassa di partenza è un'imposta sulle plusvalenze che sarebbero derivate se l'emigrante avesse venduto beni dopo aver lasciato il Canada ("cessione presunta"), salvo eccezioni.
Tuttavia, in Canada, a differenza degli Stati Uniti, la plusvalenza si basa generalmente sulla differenza tra il valore di mercato alla data di arrivo in Canada (o successiva acquisizione) e il valore di mercato alla data di partenza.

Eritrea

L’Eritrea, secondo il principio della tassazione sulla base della cittadinanza, applica un’imposta del 2% sul reddito a tutti gli eritrei che vivono fuori dall’Eritrea. Pur lasciando il Paese e non avendo con esso alcun tipo di collegamento, salvo che non si rinunci alla cittadinanza, si continuerà a pagare una tassa al proprio Paese di origine.

Germania

Nel dicembre 1931, la tassa sulla fuga del Reich fu implementata come parte di un decreto di emergenza più ampio con l'obiettivo di arginare la fuga di capitali durante l'instabile periodo interbellico. Dopo che i nazisti presero il potere nel 1933, il governo nazista utilizzò in gran parte la tassa per confiscare i beni delle persone perseguitate (per lo più ebrei) che cercavano di fuggire dalla Germania nazista.
Oggi, in determinate situazioni, le azioni di società sono trattate come reddito imponibile quando si trasferiscono permanentemente all'estero.

Paesi Bassi

I Paesi Bassi hanno trattati con Belgio e Portogallo che consentono loro di addebitare una tassa di emigrazione agli olandesi che si trasferiscono in quei Paesi. L'obiettivo è imporre una tassa sulle persone che si trasferiscono all'estero e incassare la rivalutazione esentasse delle loro pensioni olandesi.
In altri casi, ad esempio nei confronti di un cittadino olandese emigrato in Francia, la Corte Suprema olandese ha invece negato la legittimità dell’imposizione fiscale di emigrazione.

Norvegia

La Norvegia impone una tassa di emigrazione sulle plusvalenze non realizzate al momento della partenza dal Paese, se le plusvalenze non realizzate superano le 500.000 corone norvegesi. L'imposta può essere differita senza garanzia se il soggetto risiede in un altro Stato membro del SEE, altrimenti con garanzia.
Se la plusvalenza tassata non viene realizzata entro un periodo di cinque anni, si presumerà che l'emigrazione non sia stata motivata da fini fiscali e l'imposta verrà annullata o rimborsata.

Sud Africa

L'attuale regime fiscale di uscita del Sud Africa funziona di concerto con i controlli sui cambi del Sud Africa. Una persona residente in Sud Africa come definito dalle leggi sul controllo dei cambi (qualcuno che è residente o domiciliato in Sud Africa) può cambiare status per diventare un emigrante, se la persona lascia l'area monetaria comune (Sud Africa, Namibia, Swaziland e Lesotho) per prendere la residenza permanente in un altro Paese.

Un singolo emigrante può espatriare fino a 4 milioni di rand di beni senza spese di uscita, mentre una famiglia ha diritto al doppio di tale importo. L'emigrante deve dichiarare tutti i beni mondiali ad un rivenditore autorizzato della South African Reserve Bank e ottenere un certificato di sdoganamento fiscale dal Servizio delle entrate sudafricano.

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Spagna

Nel dicembre 2014 è stata annunciata una nuova "tassa di uscita", disciplinata dall'articolo 95 della legge sull'imposta sul reddito. Ciò vale per i contribuenti residenti in Spagna che lasciano la Spagna con azioni di valore superiore a quattro milioni di euro o un milione se detengono una partecipazione pari al 25% in un'unica impresa e poi trasferiscono la residenza abituale fuori dalla Spagna se hanno precedentemente vissuto in Spagna 10 degli ultimi 15 anni.

Italia

L'art. 166 del TUIR disciplina la c.d. "exit tax" dovuta dalle imprese che trasferiscono la propria sede dall'Italia all'estero (che comporti la perdita della residenza ai fini delle imposte sui redditi). Tale operazione costituisce il realizzo, al valore normale ex art. 9 del TUIR, dei componenti dell'azienda o del complesso aziendale di proprietà del soggetto trasferito che non vengono fatti confluire in una stabile organizzazione in Italia.
In particolare, la differenza tra il costo fiscalmente riconosciuto dei beni del complesso aziendale e il loro valore normale degli stessi determina una plusvalenza che viene tassata sotto il nome di "exit tax".

Francia

La Francia, come altri paesi europei, conosce il fenomeno dell’emigrazione fiscale. Il carico fiscale è giudicato eccessivo da molti contribuenti, specialmente i più agiati; i francesi normalmente scelgono di emigrare in Belgio o in Svizzera per ridurre le loro imposte.
Per combattere questo fenomeno la Francia ha adottato una normativa per tassare, al momento del trasferimento del domicilio fiscale, le plusvalenze latenti su titoli e quelle in differimento d’imposizione.

Nel primo caso, quello delle plusvalenze latenti, si tratta di impedire che la plusvalenza su titoli venga monetizzata all’estero e sfugga ad ogni imposizione in Francia. Per questa ragione i titoli debbono essere valutati dal contribuente, che presenta apposita dichiarazione, al momento del trasferimento del domicilio fiscale. L’imposta, calcolata su questa plusvalenza stimata ma non monetizzata, è dovuta immediatamente. Il contribuente, in alcuni casi, può chiedere la sospensione del pagamento ed in altri, ricorrendone le condizioni, si vedrà rimborsare l’imposta pagata.

I contribuenti che trasferiscono il loro domicilio fiscale al di fuori della Francia sono immediatamente assoggettati all’imposta sulle plusvalenze latenti che colpisce i diritti di società, valori, titoli o altri diritti. La tassazione di queste plusvalenze è applicabile ai contribuenti che sono stati fiscalmente domiciliati in Francia durante almeno 6 dei 10 anni precedenti al trasferimento del loro domicilio fiscale al di fuori della Francia.

Il periodo di dieci anni di domiciliazione fiscale in Francia è conteggiato dalla data del trasferimento del domicilio fiscale. La condizione di domiciliazione fiscale in Francia per sei anni si valuta nel complesso e quindi può essere discontinua o intervallata nei dieci anni precedenti il trasferimento. Sono previste norme particolari e dettagliate per il trasferimento nelle collettività e nei territori d’oltremare e nel dipartimento d’oltremare di Mayotte.

Portogallo

In Portogallo è applicabile una cosiddetta exit tax alle società portoghesi (o alle stabili organizzazioni in Portogallo di società non residenti) che trasferiscono la loro residenza all’estero, compresi gli altri Stati membri dell'UE o dello Spazio Economico Europeo.

Come noto, in tema di exit tax la Corte di giustizia dell’Unione europea si è pronunciata con la sentenza “National Grid Indus BV” (C-371/10) del 29 novembre 2011, chiarendo che, in materia di imposta sulle società, l’exit tax, calcolata sulla base dei plusvalori latenti determinati in via definitiva al momento del trasferimento della residenza fiscale, è legittima a condizione che al contribuente sia concessa la possibilità di scegliere tra il pagamento immediato ed il rinvio del pagamento al momento successivo dell’effettivo realizzo della plusvalenza.

Elenco dei Paesi in cui si applica l'Exit Tax

In fase di introduzione: Finlandia e Russia

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