Il trust è un istituto giuridico di matrice anglosassone che sta vivendo una diffusione sempre più grande in questi anni anche nei sistemi di civil law, e del quale si parla sempre più spesso soprattutto quando si ha a che fare con la tutela degli asset patrimoniali, il passaggio generazionale e la segregazione patrimoniale.
Ma di cosa si tratta esattamente, come funziona e quali effettivi vantaggi può offrire?
Cerchiamo di spiegarlo in modo semplice ma esaustivo.
Che cos'è il Trust
La struttura
Il trust è una figura giuridica attraverso la quale è possibile separare una parte del proprio patrimonio e affidarla ad un soggetto di fiducia affinché la gestisca in favore di uno o più beneficiari e sotto il controllo eventuale di un terzo soggetto.
Le figure che entrano in gioco sono dunque le seguenti:
– il settlor, o disponente, che è colui che decide di destinare un determinato patrimonio al trust e che ha la facoltà di stabilire modi, finalità e obiettivi del trust medesimo;
– il trustee, ossia il soggetto di fiducia che viene incaricato della gestione di tale patrimonio;
– i beneficiari, ossia coloro che saranno i destinatari finali del patrimonio del trust;
– il guardiano, ossia un terzo soggetto che svolge la funzione di controllo dell’attività del trustee e che può essere chiamato ad esprimere il suo espresso consenso per lo svolgimento di determinate operazioni decise dal trustee.
La storia e le origini
L’istituto nacque nella prassi di common law britannico nell’Alto Medioevo, con fine principale di permettere ai nobili padri di famiglia di garantire che i loro possedimenti fossero gestiti e non andassero deperiti durante i lunghi periodi di assenza dovuti principalmente alle campagne militari. Soprattutto durante le crociate, infatti, i nobili inglesi partivano per la Terra Santa ben sapendo che non era per loro possibile stabilire né se e né quando sarebbero eventualmente tornati.
Come fare allora per assicurarsi che i loro possedimenti non deperissero nel frattempo, e come fare per assicurarsi il passaggio dei beni ai propri figli, nel caso in cui non avessero mai più fatto ritorno? La soluzione fu quella di affidarsi ad un soggetto sul quale si aveva grande fiducia – da qui il termine “trust”, che significa appunto “fede, fiducia” – al quale affidare il destino dei propri beni e della propria famiglia, specificando quali fossero le sue volontà, fino al suo ritorno in patria, o, nella peggiore delle ipotesi, nel caso in cui fosse morto in guerra.
Nasceva così il trust. Un istituto che, benché oggi non esista più questa specifica necessità di tutelare i padri di famiglia che partono per le crociate, per la sua duttilità e la sua capacità di adattarsi a numerose situazioni, ha continuato ad evolversi e diffondersi fino ai giorni nostri, come strumento flessibile ed efficace di tutela di numerose esigenze tipiche anche, e soprattutto, dell’era moderna. Al punto che dai sistemi di common law ha finito per espandersi anche altrove, fino ad entrare “ufficialmente” nel riconoscimento dei Paesi di civil law, come molti Paesi europei, con l’approvazione della celebre Convenzione dell’Aja del 1985.
I vantaggi del trust
Protezione patrimoniale
Segregazione e gestione del patrimonio per garantire la protezione e la crescita degli asset.
Passaggio generazionale
Facilitazione del trasferimento di beni tra generazioni secondo le volontà del disponente.
Flessibilità
Adattabilità a diverse esigenze legali e finanziarie, anche in contesti giuridici diversi.
La flessibilità del Trust
Proprio in quanto derivato dal common law e strutturatosi principalmente in via di prassi operativa, il principale vantaggio del trust sta proprio nella sua flessibilità.
In primo luogo, sono diversi i Paesi che hanno istituito una propria legge trust, il che significa che la fisionomia stessa dell’istituto è molto variegata ed è possibile scegliere tra le varie strutture giuridiche in base al caso concreto. Questo costituisce un grosso vantaggio per l’istituto, in quanto il soggetto interessato a costituire un trust non sarà vincolato ad un’unica ferrea legge alla quale dovrà adeguare le sue esigenze, ma più spesso avverrà il contrario, ossia che il soggetto potrà scegliere la legge più adatta alla sua specifica situazione.
Adattabilità e dinamicità
Un altro elemento di flessibilità si riscontra nella struttura intrinseca del trust stesso, in quanto i limiti entro cui l’istituto è circoscritto sono molto ampi: si riducono infatti alle caratteristiche delle figure coinvolte e al ruolo che la legge attribuisce loro, mentre non sussistono in generale limiti ai beni che possono essere conferiti, ai poteri che può esercitare il disponente, ai criteri per la formulazione dell’atto istitutivo, ai limiti di azione del trustee (salvo per eventuali responsabilità di carattere civile, amministrativo o penale, chiaramente) e alle finalità cui un soggetto aspira attraverso la sua costituzione (sempre salve le finalità illecite).
Questo lo rende uno strumento estremamente efficiente e spesso molto più efficace di altri istituti simili previsti dalla legge interna di uno Stato o dalle consuete soluzioni offerte nel panorama codicistico dei vari Paesi.
In più, i vantaggi offerti dal trust in termini di flessibilità ed adattabilità riguardano anche il fatto che l’atto costitutivo e il conferimento di beni può avvenire anche in modo non contestuale. E’ cioè possibile istituire un trust, individuando disponente, trustee e beneficiari, rimandando ad un momento successivo (o a più momenti successivi) l’individuazione dei beni in esso conferiti, rendendo possibile che il reale contenuto economico e patrimoniale del trust possa essere deciso, modificato, ampliato e ristretto nel tempo, in base alle esigenze, alle circostanze economiche, politiche e congiunturali che potranno verificarsi in momenti successivi a quello dell’istituzione vera e propria.
Questa serie di caratteristiche lo rendono pertanto uno strumento molto eterogeneo, capace di essere utilizzato per diverse finalità e di conseguire numerosi obiettivi che si rivelano spesso impossibili da raggiungere con gli strumenti tipici già previsti dalle legislazioni nazionali.
Ma di quali finalità si parla, esattamente?
Le finalità del trust
I motivi che possono spingere un soggetto ad istituire un trust sono molteplici, così come molteplici sono le forme in cui il trust può essere strutturato a seconda della finalità che si intende raggiungere.
Segregazione patrimoniale
L’obiettivo più comune per un trust è quello di garantire la segregazione di un patrimonio.
Conferendo determinati beni nel trust, infatti, essi andranno a costituire un patrimonio separato dalla proprietà del disponente senza che entrino materialmente nella proprietà del trustee. Il trust, infatti, è un istituto autonomo e a sé stante, e il suo patrimonio non è riconducibile né al disponente né al trustee. Questo significa che non potrà essere aggredito né dagli eventuali creditori del disponente, né dagli eventuali creditori del trustee, e saranno anche protetti da eventuali insolvenze proprie del trustee medesimo (es. casi di fallimento o messa in liquidazione della società che svolge il ruolo di trustee).
Il patrimonio conferito in trust risulta così fortemente tutelato e protetto e può seguire il suo specifico obiettivo senza i rischi legati alle insolvenze dei soggetti terzi che direttamente o indirettamente ne fanno parte. Tali circostanze possono suggerire l’opportunità, per un investitore, di ricorrere a un trust per la gestione del proprio portafogli di investimento, scaricando e limitando al trust e al patrimonio in esso conferito le possibili ricadute negative come eventuali ingenti perdite, che non andrebbero ad incidere sul proprio patrimonio personale né su quello del trustee, ma unicamente sul trust appositamente creato per lo scopo.
Gestione del patrimonio di famiglia
La segregazione del patrimonio e la possibilità di destinarlo a una precisa finalità, consente anche una migliore pianificazione e gestione del patrimonio di famiglia.
Con il trust, infatti, è possibile destinare una parte del proprio patrimonio al sostentamento di soggetti della famiglia che non siano eredi legittimi del disponente e garantire una gestione del patrimonio a soggetti di maggior fiducia nel caso di problematiche familiari interne (si pensi al caso in cui un soggetto abbia un figlio prodigo e allora scelga di istituire un trust per garantire un reddito ai nipoti, saltando una generazione ed affidando la gestione del patrimonio non al figlio prodigo ma a un consulente di fiducia; oppure a un soggetto che ha avuto due figli ancora minorenni con la sua prima moglie ma oggi teme che la seconda moglie, in caso di morte prematura del disponente, possa approfittare del suo patrimonio a danno dei figli).
Passaggio generazionale
Un altro e conseguente vantaggio del trust risiede nella sua capacità di gestire al meglio il passaggio generazionale.
Pur restando ferme le eventuali norme codicistiche sulla successione, e quindi i limiti stabiliti dalla legittima, un soggetto potrebbe affidarsi ad un trust per la corretta gestione della sua quota disponibile, stabilendo già a priori le eventuali modalità di distribuzione finale sia ai suoi eredi che ad eventuali soggetti terzi, con l’ulteriore garanzia dell’anonimato e della tutela della privacy, soprattutto con riguardo a personaggi più o meno noti i quali, attribuendo beni specifici a determinati soggetti attraverso un testamento pubblico, finirebbero per rendere di dominio pubblico informazioni riservate come le sue scelte successorie e in modo indiretto anche l’ammontare del proprio patrimonio.
La soluzione del trust per il passaggio generazionale può essere utile anche nei casi in cui si voglia gestire con oculatezza l’elargizione dell’eredità a figli ancora troppo giovani o poco maturi, permettendo che l’eredità non venga imputata direttamente agli stessi figli ma sia affidata ad un trustee di fiducia, col compito di gestire il patrimonio e provvedere a singole elargizioni di reddito ai figli, tenendo sotto controllo le loro spese ed evitando che il patrimonio possa essere dilapidato contro la volontà del disponente.
Gestione di figli disabili
Il vantaggio di cui al precedente punto è ancor più evidente nel caso in cui i beneficiari dell’eredità siano persone disabili, incapaci di intendere e volere o abbiano una qualche patologia psicologica che li rende incapaci di provvedere adeguatamente a se stessi. In questo caso, il ricorso al trust per la gestione del patrimonio di tali soggetti risulta estremamente efficace, molto più degli strumenti già previsti da alcuni ordinamenti giuridici per questo tipo di ipotesi.
Continuità aziendale
Un ulteriore vantaggio del trust è quello di poter efficacemente garantire la continuità aziendale.
Si immagini un soggetto che dirige un’azienda di famiglia e ha interesse a che quell’azienda prosegua anche dopo la sua morte, ma i figli – e destinatari dell’eredità – svolgono altri lavori e sono disinteressati alla gestione aziendale. In caso di morte del padre, vi sarebbe il concreto rischio che i figli intendano disfarsi delle quote e cederle a qualcuno per ottenere liquidità, se non direttamente liquidare e chiudere la società per dividersi i proventi. Questo sarebbe contro la volontà del padre, che non avrebbe modo di evitare una simile situazione.
Attraverso un trust, avrebbe invece la possibilità di conferire in esso le quote societarie, affidarle ad un esperto del settore che possa garantire la continuità dell’attività di impresa, con l’unico obbligo di provvedere alla distribuzione dei dividendi ai figli, che in questo modo potranno beneficiare dei redditi della società senza avere il potere di incidere sulle decisioni aziendali e sulla sorte della società di famiglia. In questo modo, infatti, il Trust diventa l’unico azionista, le decisioni sono più fluide e competenti e le votazioni non sono disperse fra tanti eredi, ciascuno dei quali pensa solo al proprio tornaconto, ma concentrate verso un soggetto di fiducia del disponente, eventualmente esperto del settore e interessato a quell’attività, permettendo a quest’ultima sia di continuare ad esistere che indirettamente di continuare a garantire un reddito ai figli del disponente.
Risparmio fiscale
Ultimo vantaggio, ma non per questo meno importante, è il risparmio fiscale. Il trust, infatti, consente in diversi Paesi un sensibile risparmio fiscale, permettendo di abbattere le tasse sulla successione e di godere di una serie di agevolazioni anche nei casi di trust che esercitano attività commerciale; vantaggi che si uniscono in generale anche ad una certa tutela dell’anonimato e delle informazioni sensibili dei soggetti coinvolti, consentendo a questi ultimi di poter gestire i propri affari nella più totale discrezione.
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Conclusioni
Dal suo riconoscimento ufficiale all’interno dei sistemi di civil law, il trust sta avendo una diffusone esponenziale come soluzione strategica per la protezione e la gestione di un patrimonio familiare o aziendale, dimostrando il suo grande successo dovuto principalmente all’estrema duttilità ed efficienza che caratterizza tale strumento.
Il nostro studio può vantare di essere stato tra i primi in Europa a studiare a fondo lo strumento e a comprenderne le potenzialità, promuovendone la diffusione ed utilizzandolo come soluzione per numerosi dei nostri clienti, in base alle specifiche esigenze.
Naturalmente, come per ogni strumento economico o giuridico, una corretta e specifica conoscenza trust, così come l’esperienza concreta sul campo come trustee, sono requisiti fondamentali per garantire il corretto funzionamento dello strumento giuridico e la corretta individuazione della struttura più idonea a garantire le specifiche volontà del cliente.
Se siete interessati a comprendere meglio il trust e le sue potenzialità, o ritenete che possa essere utile per il raggiungimento di vostri obiettivi specifici, non esitate a contattare il nostro studio che potrà mettere a vostra disposizione l’esperienza e la competenza dei suoi esperti.
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