I microstati europei sono piccole nazioni che offrono vantaggi fiscali notevoli, attirando capitali e investitori internazionali. Stati come Andorra, Monaco, San Marino, Liechtenstein e Gibilterra hanno strutturato politiche fiscali estremamente competitive, garantendo agevolazioni sia a privati che a imprese.
In questo articolo ti forniamo una panoramica dettagliata su ciascuno di questi paradisi fiscali europei e le opportunità che offrono.
I microstati europei: una panoramica
Sono numerosi gli Stati emergenti che suscitano sempre maggiore interesse in termini di investimenti di capitali, business e ottimizzazione fiscale. Stati che hanno scelto di puntare sull’attrattiva economica e fiscale per favorire l’ingresso di capitali dall’estero e in questo modo colmare i gap a livello di risorse e di produzione con gli Stati più ricchi e influenti del pianeta.
Si tratta generalmente di nazioni povere di risorse e per lo più piccole a livello di dimensioni e di popolazione, che mancano pertanto di quegli elementi essenziali che consentono a uno Stato di imporre la propria forza economica. Si tratta, però, di Stati che, grazie alle ridotte dimensioni, si rivelano spesso più semplici da gestire, più rapidi nel prendere decisioni ed elaborare progetti e quindi spesso più capaci degli altri di restare al passo con l’innovazione e le sfide future.
Non sorprende che molti dei principali “paradisi fiscali” siano microstati, come le isole caraibiche, le città-stato del sud-est asiatico o i piccoli emirati del Golfo Persico. Sebbene si possa pensare che queste nazioni siano esclusivamente destinazioni esotiche e lontane dal mondo occidentale, in realtà esistono anche alcuni microstati europei che offrono vantaggi fiscali e finanziari simili. Questi Paesi, pur trovandosi nel vecchio continente, offrono alternative competitive e geograficamente più accessibili per imprenditori e investitori europei. Grazie a specifici accordi con l’Unione Europea, hanno saputo sfruttare i benefici dell’area senza esserne membri ufficiali, evitando così i vincoli e le normative imposti dall’adesione all’Unione.
Stiamo parlando dei “microstati” europei, di cui faremo una breve rassegna nel presente articolo, che adottano questo tipo di strategia: Andorra, San Marino, Monaco, Liechtenstein e Gibilterra.
Attrattive fiscali dei microstati europei
Vantaggi fiscali
Andorra, Monaco, Liechtenstein, San Marino e Gibilterra offrono regimi fiscali favorevoli con tasse ridotte.
Opportunità di residenza
Questi microstati permettono residenza fiscale con requisiti variabili, spesso legati a investimenti.
Accesso al mercato europeo
Senza essere membri dell’UE, mantengono relazioni economiche vantaggiose e stabilità politica.
1. Il Principato di Andorra
Nato nel 1275, il Principato di Andorra è un piccolo Stato autonomo che sorge nel mezzo dei Pirenei, lungo il confine tra la Spagna e la Francia, gestito da una sorta di diarchia governata insieme dal Vescovo della diocesi di Urgell e il Presidente della Repubblica francese.
Non è uno Stato membro dell’Unione Europea e non aderisce a Schengen; tuttavia, data la bassa immigrazione e gli scarsi canali di collegamento tra questa piccola Nazione montana e i Paesi confinanti, i controlli doganali sono scarsi e spesso per un cittadino UE è sufficiente mostrare un documento valido per poter entrare ad Andorra.
Settore economico e fiscale
Il principale introito per lo Stato è certamente il turismo, ma grazie al suo status di “porto franco” si è presto sviluppato un fiorente settore bancario e finanziario, aiutato dalle numerose agevolazioni fiscali che lo hanno reso di fatto un paradiso fiscale a tutti gli effetti.
Priva di qualunque forma di imposizione diretta fino al 2011, sotto le forti pressioni internazionali, e in particolare europee, il Principato di Andorra si è visto costretto ad adeguare la sua normativa fiscale agli standard dell’OCSE, ma nonostante questo ancora oggi Andorra offre un sistema fiscale estremamente vantaggioso per privati e imprese. Sia i redditi delle persone fisiche che di quelle giuridiche sono tassati al 10%, l’IVA è appena del 4,5% e generalmente interessi, dividendi e guadagni di capitale sono esenti. Pur essendosi adeguata agli standard OCSE soprattutto in tema di scambio di informazioni (Andorra aderisce al CRS), tale micro Nazione è riuscita a mantenere una pressione fiscale ben al di sotto della media europea, favorendo l’attrazione di capitali dall’estero.
Opportunità di residenza
Al di là della tassazione, Andorra offre una serie di opportunità e agevolazioni per chi ottiene la residenza fiscale nel Paese. Oltre alle modalità più consuete (come un contratto di lavoro dipendente, acquistare un immobile o avere un contratto di affitto), Andorra mette a disposizione una serie di residenze per investimento che consentono agevolazioni interessanti.
Ad esempio, è possibile ottenere la residenza fiscale come imprenditore, aprendo una società in loco o acquisendo almeno il 20% delle quote di una società di Andorra già esistente. In tal caso, è sufficiente disporre di un capitale minimo di 35.000 euro ai quali aggiungere 12.000 euro per ogni familiare a carico. È però necessaria la presenza effettiva nel Paese per almeno 183 giorni all’anno.
Più interessante è, invece, l’opzione di residenza senza attività lucrativa: in questo caso è necessario dimostrare di potersi sostentare autonomamente ad Andorra, ossia di possedere 3 volte il salario minimo ed effettuare un investimento nel Paese di circa 400.000 mila euro (350.000 euro investiti in un fondo o in un immobile oltre ad altri 50.000 euro in bond). In questo caso, è sufficiente la presenza effettiva nel Paese per 90 giorni l’anno. Per tale tipologia di residenza, peraltro, il soggetto può scegliere se accettare il regime fiscale ordinario o, se più conveniente, assoggettarsi ad una tassazione forfettaria di 30.000 euro annui.
2. Il Principato di Monaco
Più conosciuto ancora di Andorra è certamente il Principato di Monaco. Attualmente il più piccolo Stato del mondo dopo il Vaticano, la sua storia è molto antica, rendendolo uno degli Stati più antichi del mondo. La sua fondazione risale addirittura al 1200, quando il guelfo genovese Federico Grimaldi riuscì a impadronirsi della rocca, dove sorgeva un monastero, facendovi incursione armato e travestito da monaco, da cui poi derivò il nome della sua casata.
Tra alterne vicende, riuscì a ottenere il riconoscimento della propria indipendenza e, da allora, il principato mantenne la sua identità e autonomia fino ai giorni nostri.
Sistema fiscale e opportunità economiche
Attualmente, il Principato di Monaco è considerato il paradiso fiscale per eccellenza, dal momento che nel territorio non esiste alcuna forma di tassazione sul reddito, né sul patrimonio, né sui dividendi né, a determinate condizioni, sulle società (nel caso in cui il fatturato derivi per almeno il 25% da attività compiute all’estero, esse sono comunque tassate con un’aliquota del 33,33%).
In fondo, il Paese non necessita di una tassazione generale in quanto per il sostentamento dei servizi su un territorio sotto il chilometro quadrato e abitato da 36 mila persone circa, sono più che sufficienti gli introiti derivati dal turismo, dalle vendite immobiliari e dal celebre Gran Premio di Formula 1. Queste circostanze hanno reso Monaco la meta ideale per imprenditori, investitori, sportivi e personaggi famosi alla ricerca di un rifugio fiscale all’insegna del lusso e dei servizi di eccellenza, senza doversi allontanare dalla civiltà occidentale e dal vecchio continente.
Condizioni per la residenza fiscale
Questa lunga serie di vantaggi può però non essere accessibile a tutti; le condizioni per poter prendere la residenza fiscale nel Principato sono piuttosto onerose e soprattutto spesso la concessione della residenza è a discrezione della classe governante, che può intervenire direttamente sul processo.
In generale, per ottenere la residenza fiscale a Montecarlo è necessario aprire un conto corrente in loco dove versare almeno 500 mila euro e disporre di un’abitazione, di proprietà o in affitto (oltre che una fedina penale pulita). Criteri non esattamente alla portata di tutti, soprattutto se si considera che il Principato è il Paese con il più alto valore immobiliare del mondo, dove in media gli alloggi costano circa 48 mila euro al metro quadro.
Ancor più impeditivo è, poi, riuscire ad ottenere il passaporto monegasco, non bastando né di per sé la nascita in territorio monegasco né la residenza in loco.
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3. San Marino
Stando alle fonti storiche, San Marino è la Repubblica più antica del mondo: la fondazione risalirebbe addirittura al 31 d.C., ad opera di un tagliapietre dalmata sfuggito alle persecuzioni contro i cristiani avviate dall’Imperatore Diocleziano.
Grazie alla sua posizione su un’altura (il monte Titano) molto facile da difendere, il Paese è riuscito nei secoli a mantenere la propria autonomia e indipendenza nei confronti di tutte le civiltà che hanno controllato la penisola italica fino ai giorni nostri. San Marino mantiene un rapporto privilegiato con la Repubblica Italiana, dalla quale dipende completamente dal punto di vista energetico, grazie a una serie di accordi bilaterali.
Economia e settori principali
Mancando di risorse proprie e con un’agricoltura debolmente sviluppata, la Repubblica si è affidata al settore turistico e, soprattutto, al settore bancario e finanziario, alla stregua degli altri microstati europei.
Il sistema fiscale prevede una tassa sui redditi delle persone fisiche (con aliquote che vanno dal 9% al 35%), un’imposta sulle società pari al 17%, e una tassazione delle plusvalenze all’8%. Tuttavia, sono previste numerose agevolazioni per le imprese e le attività professionali, tra cui l’esenzione degli utili reinvestiti (a determinate condizioni), l’abbattimento della base imponibile per le imprese che incrementano il numero medio di lavoratori dipendenti, e un’esenzione fiscale del 50% dell’imposta ordinaria per i primi 5 anni, oltre all’esenzione dal pagamento della tassa di rilascio della licenza e dalla tassa di rinnovo per i successivi 3 anni per le nuove attività d’impresa esercitate in forma individuale o libero professionale.
Residenza e passaporto
Sul piano dello scambio informativo, San Marino, un tempo nota per la riservatezza e il segreto bancario, negli ultimi decenni si è adeguata agli standard OCSE stipulando diversi accordi bilaterali (in particolare con l’Italia) e aderisce regolarmente al CRS.
Interessanti sono anche le norme e le agevolazioni per ottenere la residenza a San Marino. È possibile richiedere un permesso di residenza a fronte di un investimento aziendale nel Paese, accompagnato da un investimento immobiliare o finanziario non inferiore a 150 mila euro, che dopo 10 anni si trasforma in residenza anagrafica effettiva, a patto che il richiedente trascorra almeno 270 giorni all’anno nella Repubblica. È anche possibile ottenere la residenza come pensionato, a condizione di dimostrare un patrimonio mobiliare di almeno 300 mila euro o un reddito annuo superiore a 50 mila euro.
È rilevante notare che, in base al nuovo art. 69 della Legge n. 223/20, chi acquisisce per la prima volta la residenza fiscale a San Marino e produce redditi di fonte estera, questi ultimi saranno assoggettati a un’imposta sostitutiva del 7%. Questo regime fiscale di favore deve però essere espressamente approvato dalle autorità sanmarinesi e può avere una durata massima di 15 anni.
Ottenuta la residenza anagrafica effettiva, è possibile ottenere il passaporto sanmarinese per naturalizzazione, prolungando la residenza per almeno 30 anni. Tuttavia, San Marino non riconosce la doppia cittadinanza, quindi per ottenere il passaporto sanmarinese sarà necessario rinunciare alla cittadinanza precedente.
4. Lichtenstein
Incastonato nelle Alpi, tra la Svizzera e l’Austria, il Liechtenstein nacque come feudo per gentile concessione dell’Imperatore nel lontano 1714. La sua posizione estranea ai vari interessi geopolitici del vecchio continente ha permesso a questo piccolo Stato di vivere in pace e autonomia attraverso le due guerre mondiali.
Tra le due guerre, tuttavia, il Paese, che aveva storici, tradizionali ed economici legami con l’Austria-Ungheria, iniziò ad avvicinarsi sempre di più alla Svizzera a seguito della dissoluzione dell’Impero Austro-Ungarico. Concluse trattati doganali con la Svizzera, adottò la sua moneta e entrò definitivamente nella sua sfera di influenza.
Sistema fiscale e regime patrimoniale
Oltre alla moneta, il Liechtenstein ereditò dalla Svizzera anche la propensione verso il settore bancario, finanziario e offshore, con particolare attenzione alle strutture di protezione patrimoniale. Il sistema fiscale è molto simile a quello svizzero: all’imposta statale sui redditi, che arriva all’8%, si aggiungono le imposte comunali e municipali, che variano da zona a zona. In ogni caso, il totale dell’imposizione fiscale sui redditi non può superare il 28%. Per le società è prevista una “flat tax” al 12,5%. Dividendi, plusvalenze e interessi sono esenti da imposta.
Un regime particolare vige per le strutture di gestione patrimoniale (le cosiddette PAS, Private Asset Structures) e per i trust: è prevista una specifica autorizzazione statale che consente a tali entità di sottoporsi a un’imposta fissa di 1.200 franchi l’anno, senza l’obbligo di deposito di una dichiarazione dei redditi. Il sistema fiscale appare quindi strutturato per favorire il settore del private banking e della gestione patrimoniale, estremamente sviluppato nel Paese.
Restrizioni per l'immigrazione
Come rovescio della medaglia, il Liechtenstein non è altrettanto aperto all’immigrazione straniera. Ottenere un permesso di residenza è alquanto difficile: la legge prevede un massimo di 72 persone dello spazio economico europeo che possono ottenere la residenza annualmente (metà attraverso una lotteria, l’altra metà attraverso una concessione governativa). Con la Svizzera esiste un accordo separato che consente l’immigrazione a 17 persone l’anno.
Ottenuto il permesso, è necessario risiedere stabilmente nel Paese per 5 anni prima di ottenere la residenza permanente e almeno 30 anni di residenza permanente per fare domanda per la cittadinanza.
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5. Gibilterra
Un piccolo territorio strategico situato sull’omonimo stretto, Gibilterra è stata a lungo contesa tra spagnoli e inglesi, passando definitivamente sotto il dominio britannico nel 1713 a seguito della fine della guerra di successione spagnola. Oggi è un territorio d’oltremare britannico dotato di un proprio governo e un’ampia autonomia, soprattutto in ambito fiscale. L’autonomia è tale che, durante la Brexit, Gibilterra ha votato contro l’uscita dall’UE e ha ottenuto un accordo specifico per restare nell’area Schengen.
Economia e sistema fiscale
Come gli altri microstati europei, Gibilterra basa la sua economia non solo sul turismo e sui traffici portuali, grazie al suo ruolo di “porta di ingresso” sul Mediterraneo, ma anche sui servizi finanziari offshore. Attualmente, a Gibilterra ci sono più società registrate che abitanti. Il sistema fiscale molto favorevole rende il Paese un vero e proprio paradiso fiscale: se le aliquote sui redditi personali variano tra il 14% e il 39%, le società sono tassate al 10% su base territoriale, mentre i proventi esteri sono esenti, così come dividendi, plusvalenze e interessi.
Gibilterra è stata per lungo tempo un Paese molto attrattivo per i capitali offshore grazie al segreto bancario e allo scarso scambio di informazioni. Tuttavia, negli ultimi anni ha avviato un processo di uniformazione agli standard OCSE, culminato con l’adesione al sistema CRS nel settembre 2017. Nonostante questo cambiamento, il Paese resta molto attrattivo per le holding e le “Gibraltar Exempt Company” (società con sede a Gibilterra, possedute da non residenti, che lavorano e producono reddito solo all’estero), grazie al sistema territoriale e alla totale esenzione sui dividendi, gli interessi, le royalties e le plusvalenze.
Residenza e cittadinanza
In conclusione
Come abbiamo visto, ogni microstato europeo, pur presentando caratteristiche apparentemente simili, possiede normative e agevolazioni specifiche per diversi settori. Conoscere nel dettaglio le peculiarità di ciascun paradiso fiscale europeo è quindi essenziale per valutare i vantaggi e gli svantaggi di ciascuna giurisdizione e individuare quella più adatta alle proprie esigenze.
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